Research Projects

Fattori organizzativi nel lavoro, risorse individuali, biomarcatori di strain

Tipologia finanziamento Istituzionale

Ambito disciplinare Psicologia Applicata

Ente Finanziatore ATENEO - Attività di Ricerca Istituzionali (EX 60%)

Data avvio: 30 September 2013

Data termine: 30 September 2016

Durata:

Abstract:

BECKGROUND TEORICO E OBIETTIVI Il progetto di ricerca si inserisce nell’ambito della problematica della valutazione del rischio stress lavoro-correlato, anche alla luce del D.Lgs 81/08 recentemente promulgato nel nostro Paese, proponendo una sperimentazione di valutazione integrata. Tale approccio multi metodo, che riprende il concetto di triangolazione proposto da Cox, Griffiths e Rial-Gonzales (2000), si pone due obiettivi principali. Un primo obiettivo consiste nell’approfondire la relazione tra aspetti psicologici (e.g. stressors percepiti), fisiologici (e.g., citochine) e comportamentali (e.g., assenze dal lavoro per malattia) dello stress lavorativo, una tematica che è tuttora oggetto di approfondimenti nella letteratura internazionale. Il presente lavoro si inserisce, in una prospettiva interdisciplinare, nella cornice teorica proposta dal modello Effort-Recovery (E-R model; Meijman & Mulder, 1998) e dal modello Allostatic Load (AL model; McEwen, 1998). Tali modelli, pur essendo stati formulati in contesti disciplinari distinti (la psicologia del lavoro per l’E-R, la medicina per l’AL), condividono l’importanza attribuita all’attivazione psico-fisiologica prolungata come fattore che può portare nel tempo alla comparsa di sintomi sia psicologici che fisici (Geurts & Sonnentag, 2006). In questa prospettiva, l’esposizione a condizioni lavorative stressanti (ad esempio, alto carico e basso controllo, oppure elevati sforzi e scarse ricompense) comporta delle reazioni psicologiche (tensione), psicosomatiche (difficoltà a prendere sonno) e fisiologiche (elevati livelli di interleuchina 6, IL-6) che, nel tempo, possono determinare conseguenze sia a livello psicologico (depressione) che metabolico (diabete) e/o cardiovascolare (ipertensione) (Ganster & Rosen, 2013). Di rilievo, nel presente studio, sarà il ricorso a specifici biomarcatori di infiammazione – nello specifico citochine pro infiammatorie quali l’interleuchina 2 (IL-2), l’interleuchina 6 (IL-6) e il fattore di necrosi tumorale alfa (TNFα) – per la valutazione degli effetti dello stress lavorativo. Sebbene in vari studi le citochine sopra descritte risultino connesse sia a molteplici situazioni stressanti extra lavorative che a numerose forme di disagio individuale, in ambito lavorativo tali relazioni risultano ancora poco esplorate. In particolare, gli studi sin qui condotti che hanno preso in esame la relazione tra stressors organizzativi, dimensioni individuali e citochine hanno evidenziato un’associazione positiva tra stressors e livelli di citochine (Bellingrath, Rohleder, & Kudielka, 2010; 2013). Il secondo obiettivo consiste nel mettere a punto una procedura per la valutazione dello stress lavorativo che permetta di limitare l’effetto delle dimensioni individuali (e.g., affettività negativa) e dell’errore imputabile alla varianza comune di metodo (common method bias) nel processo stesso di valutazione. In particolare, ci si propone di integrare nello stesso disegno di ricerca tre diverse tipologie di misure, ovvero misure soggettive (e.g. stressors percepiti, salute percepita), oggettive (assenze dal lavoro per malattia) e fisiologiche (e.g., citochine). Vengono pertanto perseguiti i seguenti macro-obiettivi: 1. esaminare, all’interno della cornice teorica descritta in precedenza, la possibile relazione tra specifici stressors di origine organizzativa – quali in particolare il carico di lavoro, l’autonomia, le relazioni, il conflitto vita/lavoro – ed i diversi livelli ematici di citochine (quali, in particolare, IL-6, IL-2, TNFα); 2. indagare il possibile ruolo di specifiche componenti individuali – fra cui resilienza, self-efficacy, affettività negativa, workaholism – nella relazione fra stressors e risposte fisiologiche. Si può ipotizzate infatti che le risorse individuali (resilienza e self efficacy) possano moderare la relazione tra stressors e citochine. Infine, è possibile che l’affettività negativa ed il workaholism esercitino un effetto indiretto, tramite gli stressors percepiti, sui livelli di citochine.