Research Projects

Il Department of Social Relations ad Harvard come sito di formazione per sociologi, 1940-1960

Tipologia finanziamento Istituzionale

Ambito disciplinare Sociologia

Ente Finanziatore ATENEO - Attività di Ricerca Istituzionali (EX 60%)

Data avvio: 30 September 2013

Data termine: 30 September 2016

Durata:

Abstract:

Il programma di ricerca intitolato “Il Department of Social Relations ad Harvard come sito di formazione per sociologi, 1940-1960” si inserisce in un più ampio studio di sociologia degli intellettuali e di storia delle scienze sociali iniziato da qualche tempo (vedi pubblicazioni indicate nel programma di ricerca) e dedicato ai processi di costituzione, rafforzamento e modificazione del cosiddetto “habitus intellettuale”. L’ipotesi-guida del programma di ricerca è che l’intellettuale, inteso nel più ampio senso possibile, vada inteso come il portatore di un complesso strutturato di pratiche, cioè di modi di fare socialmente appresi all’interno di situazioni, gruppi, interazioni e relazioni personali. Lo studio degli ambienti sociali in cui avvengono tanto la formazione dell’intellettuale quanto la sua attività quotidiana è dunque di cruciale importanza per comprendere non solo la nascita, lo sviluppo e la diffusione delle idee, ma anche per valutare la capacità che una società o una formazione storico-sociale ha di “produrre” figure intellettuali capaci di descrivere, riflettere e criticare i fenomeni sociali, culturali e storici che lo circondano. Lo studio di caso che costituisce il cuore del presente programma di ricerca si concentra su di un luogo di importanza cruciale per lo sviluppo delle scienze sociali del XX secolo: il Department of Social Relations della Harvard University. L’affermazione delle scienze sociali, e della sociologia in particolare, negli Stati Uniti beneficiò di una vera e propria rivoluzione accademica: nuove forme di finanziamento, una più attenta organizzazione delle risorse e la crescita dell’offerta educativa furono i fattori che più contribuirono all’aumento del numero dei PhD e dei dipartimenti di scienze sociali nel decennio 1945-1955. Tale interesse per le scienze sociali dette vita a una serie di progetti innovativi, tra cui il Department of Social Relations di Harvard. Fondato da Talcott Parsons, Henry Murray, Clyde Kluckhohn e Gordon Allport nel 1946, il Department of Social Relations combinava la sociologia e le altre “scienze sociali di base” (antropologia culturale, psicologia sociale e psicologia clinica) nel perseguimento di un duplice obiettivo: creare un “vocabolario comune” per le scienze sociali e formare veri e propri professionisti nelle quattro discipline. Se il primo obiettivo è stato ampiamente studiato da sociologi e storici delle scienze sociali, il secondo fine, quello educativo, è stato per lo più ignorato ed è l’oggetto di questo programma di ricerca. L’ipotesi operativa da cui prende le mosse lo studio è che la condizione di arretratezza (per non dire di vera e propria improvvisazione) in cui versava la particolare concezione dell’interdisciplinarietà di Parsons – la “scienza sociale di base” – abbia posto una forte ipoteca sulla riuscita del progetto educativo del Department of Social Relations. Al fine di formare la generazione successiva di scienziati sociali, Parsons aveva infatti progettato un ambizioso programma di studi superiori in cui le diverse discipline dovevano interagire in scambi continui e reciproci per costruire una sorta di “vocabolario scientifico di base” che, come i complessi concettuali tipici delle scienze naturali, potesse essere usato indifferentemente da tutti gli scienziati sociali, permettendo la comparabilità dei risultati e la collaborazione dei diversi studiosi su progetti comuni. Lo studio intende mettere a fuoco la particolare figura intellettuale di Parsons e il suo stile di insegnamento. Mai contento delle proprie formulazioni teoriche e disposto a includere qualsivoglia suggestione scientifica nei suoi ragionamenti, Parsons concepiva l’elaborazione del vocabolario di base delle scienze sociali come una impresa comune, alla quale aveva chiamato non solo i propri colleghi – la maggior parte dei quali (George Homans, Samuel Stouffer, Jerome Bruner, David Riesman, Alex Inkeles, David McClelland, ed Erik Erikson) rimaneva comunque scettica nei confronti del progetto – ma anche e soprattutto i dottorandi e le altre figure “junior” del dipartimento (Robert Bellah, Clifford Geertz, Arthur Vidich, Harold Garfinkel, Marion Levy Jr., Renée C. Fox, Edward Tiryakian e Neil J, Smelser). L’idea di Parsons era che questi ultimi avrebbero grandemente beneficiato dal vedere i propri punti di riferimento impegnati in una continua ricerca della quale non conoscevano la risposta a priori – avrebbero cioè assorbito un modello positivo di “ricercatore acrobatico”, la cui indagine avveniva senza alcuna “rete di sicurezza”. Come affermava Parsons, “il fatto stesso che [il dottorando] possa provare direttamente come si fa ricerca e si immerga egli stesso nei problemi di ricerca lo spinge a pensare in maniera indipendente”. Questa impostazione aperta incontrò più volte l’insoddisfazione degli studenti, che chiedevano più chiarezza, più programmi di studio precisi, più formazione metodologica e statistica e meno teoria. Nel corso del progetto di ricerca intendo confrontare la modalità “rivoluzionaria” di Parsons con la modalità “normale” (per riprendere i due termini tipici della sociologia della scienza di Thomas Kuhn) inaugurata in quegli stessi anni da Robert K. Merton e Paul Lazarsfeld alla Columbia University. Nonostante le loro ricerche fossero di frontiera quanto quelle di Parsons, i due sociologi newyorkesi avevano costruito una sorta di finzione operativa in cui la sociologia appariva come una scienza del tutto “normalizzata”, dotata di paradigmi chiari e indiscutibili, nell’ambito dei quali i dottorandi potevano affrontare probelmi e “rompicapi” di facile soluzione. Merton e Lazarsfeld, inoltre, puntavano a una sociologia più attenta ai problemi della ricerca empirica e meno interessata al progetto, per loro fallimentare, del “vocabolario comune”. Al fine di completare il programma di ricerca utilizzerò metodi tipici della ricerca storico-sociologica: visite in archivio (Harvard University e Columbia University), interviste questionari. Ricostruirò e analizzerò i processi di formazione superiore dal punto di vista delle relazioni microsociologiche tra professori e studenti, così come le dimensioni organizzativa e di gruppo. Mi concentrerò inoltre sulle relazioni tra Parsons e alcuni degli studenti a lui più vicini (Bellah, Smelser, Geertz, Tiryakian) al fine di esplorare le dinamiche del “nucleo” del gruppo dei sociologi del dipartimento. La richiesta di finanziamento si giustifica nella previsione di almeno un viaggio negli USA per lo studio degli archivi di Harvard (Cambridge, MA) e Columbia (New York City, NY), nonché per l’acquisto eventuale di software di archiviazione e analisi qualitativa dei dati raccolti. I risultati della ricerca costituiranno la base per (almeno) un articolo scientifico in lingua inglese che verrà proposto a una rivista di sociologia o scienze sociali di caratura internazionale.