Research Projects

Epistemologia e metafisica nelle tradizioni filosofiche medievali. Edizione di testi e studi dottrinali

Ambito disciplinare Filosofia

Tipologia finanziamento Istituzionale

Ente Finanziatore ATENEO - Attività di Ricerca Istituzionali (EX 60%)

Data avvio: 30 September 2013

Data termine: 30 September 2016

Durata:

Abstract:

Oggetto generale del programma di ricerca è il nesso tra teoria della conoscenza, e in particolare della conoscenza scientifica, e concezione della realtà nel pensiero medievale. Il programma si articola in tre linee di ricerca, dedicate specificamente ad altrettante tradizioni filosofiche e teologiche medievali: quella agostiniana, quella arabo-islamica e quella scolastica. (1) Alla linea di ricerca sulla tradizione agostiniana lavorano Giovanni Catapano, Beatrice Cillerai ed Enrico Moro. Catapano studia il binomio “res”-“signa” all’interno dell’intero corpus degli scritti di Agostino di Ippona (354-430). Il termine "res" indica la realtà nel suo complesso, che per Agostino si struttura essenzialmente in due livelli: quello di Dio, che è la “res” di cui bisogna godere (“frui”) per se stessa, e quello del mondo, di cui bisogna usare (“uti”) per raggiungere Dio. Il termine “signa” indica invece ciò che è adoperato per significare una cosa, ossia per farla venire in mente a chi percepisce il segno stesso. I “signa” costituiscono dunque il mezzo attraverso cui viene trasmessa la conoscenza della realtà. Moro esamina sistematicamente il concetto di materia nelle opere di Agostino, specialmente nei commenti al libro della “Genesi”. La nozione di materia riveste un ruolo importante nella filosofia agostiniana della creazione, e quindi nella sua concezione della natura. Il problema della conoscibilità della materia, e in particolare della materia informe, presenta degli aspetti di ordine epistemologico che Moro intende egualmente studiare. Il contributo di Cillerai consiste nella ricerca di alcune diverse e discordanti interpretazioni medievali della teoria della conoscenza agostiniana così come è formulata nel libro XII del “De Trinitate”. Cillerai si occupa di mettere in evidenza come attraverso gli strumenti messi a disposizione dalla gnoseologia aristotelica nasca con Tommaso d’Aquino (“Quaestio De spiritualibus creaturis”) una particolare lettura della teoria agostiniana che si pone a distanza da quella di altri autori pressoché coevi intenzionati a difendere l’agostinismo tradizionale come i francescani Bonaventura (“Itinerarium mentis in Deum”) e Matteo d’Acquasparta (“Quaestiones disputatae”). (2) Alla linea di ricerca sulla tradizione arabo-islamica lavorano Francesco Bottin e Cecilia Martini. L’attività di Martini consiste nello studio della tradizione indiretta in lingua araba della pseudo-“Teologia di Aristotele”, l’adattamento parafrastico arabo delle “Enneadi” IV-V-VI di Plotino: un testo fondamentale per la genesi della visione gerarchica della realtà propria della metafisica araba medievale. I due autori della tradizione della "falsafa" che citano e parafrasano il testo della pseudo-“Teologia di Aristotele” sono al-Farabi (870-950) nel “Libro sull’armonia delle opinioni dei due sapienti il divino Platone e Aristotele” e ‘Abd al-Latif al-Baghdadi (1162-1231) nel “Libro sulla scienza della metafisica”. Di quest’ultima opera Martini lavora all’edizione dei quattro capitoli in cui l’autore parafrasa il testo della versione lunga della pseudo-“Teologia di Aristotele”. Bottin si occupa del tema della verità nelle scienze pratiche da al-Farabi a Pietro d’Abano. Egli studia l’epistemologia de “La classificazione delle scienze” di al-Farabi, traducendo e commentando il testo farabiano (dalla traduzione latina di Gerardo di Cremona) e il suo influsso sulla metodologia scientifica latina. In particolare Bottin esamina l'influsso diretto sulla "scientia experimentalis" di Ruggero Bacone (1214ca-1294) e sulla metodologia scientifica propria della medicina, intesa come scienza pratica, di Pietro d'Abano (1257-prima del 1318). Dello stesso Pietro d’Abano, Bottin analizza la relazione tra certezza scientifica e attente osservazioni empiriche nella “Expositio Problematum”. (3) Alla linea di ricerca sulla tradizione scolastica lavorano Riccardo Quinto e Ilario Tolomio. Quinto continua ad occuparsi dell’edizione critica delle “Quaestiones theologiae” di Stefano Langton (†1228), uno dei primi e più significativi documenti del metodo scolastico applicato alle questioni teologiche, secondo il genere della "quaestio". Con l’ausilio di un assegnista di ricerca Junior, Quinto comincia a lavorare sulle questioni “extra indicem” del manoscritto di Cambridge, St John’s College, C7 (57). Tolomio studia un capitolo inedito della fortuna contemporanea della scolastica: il tentato ingresso del neotomismo nello psicologismo filosofico del primo Novecento italiano, attraverso il caso di Giuseppe Cognata (1885-1972). Cognata, ecclesiastico di Agrigento, osa mettere accanto a Wundt, a Ribot, a De Sarlo Tommaso d'Aquino per spiegare i "fatti" della coscienza e del libero arbitrio. Anzi, osa affermare che il Dottore Angelico è maggiormente illuminante degli psicologisti e degli sperimentalisti succeduti ai positivisti nel primissimo Novecento. Cognata segue la tesi leonina che la sapienza dei medievali è superiore a quella dei moderni; non solo: la sapienza raggiunta dai medievali è insuperabile poiché essi hanno raggiunto l'apice delle possibilità umane. Costretto a fare una tesi con un professore psicologista, egli osa sfidarlo con queste tesi provenienti da un mondo ecclesiastico mai rappacificato con il mondo moderno.